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È una tipologia di artista oggi giorno quasi del tutto scomparsa dalle scene, eppure, fino almeno all’intera durata delle nostre infanzie, negli anni ’80, non si trovava show per piccini e non che non ospitasse il suo bel ventriloquo.

Tra i vari professionisti dello spettacolo il ventriloquo è forse quello più insolito: le sensazioni che solitamente suscita restano in bilico tra l’ammirazione per le capacità tecniche e l’inquietudine che la personalità trasmessa dal manovratore al pupazzo causa.

L’aspetto più inquietante, sfruttato puntualmente da letteratura e cinema, è la possibilità che l’uomo riversi nel bamboccio la parte più oscura della propria psiche, in una sorta di transfert inconsapevole, finendo con l’essere tiranneggiato dalla sua stessa creatura: memorabili, sotto tale profilo, l’Anthony Hopkins di Magic e l’indissolubile coppia di antagonisti di Batman The Ventriloquist, personaggio dimesso e facilmente influenzabile, e il suo pupazzo Scarface, boss di una banda di gangster che obbedisce ciecamente ai suoi ordini.

C’è chi ne fa risalire le origini alla figura sacerdotale dell’engastrimita, profetessa votata al culto apollineo che preconizzava gli eventi a venire non declamando semplicemente il proprio oracolo, bensì, a bocca chiusa, attraverso il brontolio dello stomaco: orecchiando con attenzione i movimenti peristaltici della sacerdotessa i fedeli riuscivano a distinguere chiaramente il contenuto della predizione.

Il moderno ventriloquo non pretende tanto: si accontenta di animare un fantoccio dalla testa in gomma vulcanizzata facendogli pronunciare (o meglio: facendo credere che esso pronunci) alcune battutine salaci a spese del presentatore o, nel caso in cui il ventriloquo non sia provvisto di una sufficiente prontezza di spirito, melense insulsaggini espresse con l’unico scopo di carpire la pacata benevolenza di un pubblico di mocciosi.

A questa seconda categoria doveva appartenere Ronald Brown, in arte “Il burattinaio cristiano”, nome che gli deriva dal fatto di esibirsi, insieme a marionette, pupazzi e burattini cui prestava movimenti e voce, quasi esclusivamente in raduni religiosamente orientati.

Era soprattutto noto, a Tampa e nel resto della Florida, per un pupazzo cui si accompagnava fin dagli anni ’70 dal viso particolarmente mal fatto e ripugnante, una specie di riporto disegnato a lacca sulla testa, occhi incavati, tratti grifagni, per di più abbigliato con un tristanzuolo e minuto vestiario cucito su misura da impiegato del catasto in miniatura, con cui si dice riuscisse a traumatizzare i bambini piuttosto che intrattenerli. A maggior ragione quando il pupazzo impartiva buoni e giudiziosi consigli con la sua mascella sgangherata e cigolante.

Neppure il manista godeva di un’apparenza delle più presentabili: strabico, grassoccio, sempre sudaticcio e ingobbito faceva cadere spesso il suo strabismo convergente sul giovane pubblico, posando le pupille su questa o quella bambina in maniera morbosa. Era sua abitudine poi invitare ogni volta qualche ragazzino a farsi accompagnare a casa a bordo della sua macchina, talvolta non lesinando per l’intero percorso strusciamenti e palpatine.

Ma il peggio avvenne nel 2012, quando Brown fu tempestivamente arrestato dall’ufficio di polizia di Tampa, dopo che erano state intercettate alcune sue chat da cui traspariva l’imminente intenzione di ammazzare, cucinare e infine mangiare alcuni di quei bambini.

Nello scambio di messaggi si intratteneva con un altro antropofago in pectore su quale tipo di cotture e quali ricette avrebbero meglio esaltato il sapore delle carni dei giovani malcapitati.

Così facendo per fortuna Ronald Brown non è mai riuscito a realizzare le sue macabre fantasie culinarie. Ma, per puro esperimento mentale, vi immaginate voi se, una volta di quelle, pur di strafare, anziché dimostrare, come molti suoi colleghi, la propria bravura tecnica col solito numero che prevede che il pupazzo parli mentre il ventriloquo trangugia un bicchierone d’acqua, avesse scelto la variante di lasciar parlare il manufatto antropomorfo mentre lui si sgranocchiava una coscetta croccante con una Lelli Kelly ancora calzata al piede?

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